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Il nostro approccio

Zooantropologico cognitivo - relazionale

Moltissimi studi intrapresi già da diversi anni, fino all’ausilio delle neuroscienze, offrono nuovi strumenti per conoscere quel meraviglioso universo chiamato Cane.

Il Cane come essere senziente, dotato di personali caratteristiche, emozioni, percezioni, desideri e che si orienta nel mondo compiendo delle scelte, non seguendo degli automatismi, in un processo esperienziale attivo in cui il cane è esso stesso protagonista.

Ogni espressione e manifestazione comportamentale è strettamente legata alla relazione con il suo compagno di vita umano: l’altro definisce un campo espressivo, l’altro favorisce certe esperienze,

l’altro influenza, offre stimoli e quindi permette la manifestazione di certi comportamenti e ne inibisce altri.

Ed ecco perché continuare a pensare all’animale come al di fuori della relazione non consente, non solo di capire i perché di certi comportamenti, ma nemmeno di intervenire a supporto del Cane e della Famiglia che chiede aiuto.

Avere un Approccio Cognitivo Relazionale nei percorsi educativi, significa prendersi cura del Cane e della Famiglia attraverso la relazione, mediando le dinamiche, indirizzando e sostenendo il suo percorso di crescita, sollecitando alcune direzioni e inibendone altre.
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Che differenza c’è tra behaviorismo, approccio cognitivo zooantropologico e addestramento coercitivo?

È importante sottolineare prima di tutto che educazione, istruzione e addestramento non sono metodologie di lavoro ma sono tre ambiti che perseguono obiettivi differenti e non alternativi.
  • L’educazione è soprattutto legata alla formazione del cucciolo in età evolutiva.
  • L’istruzione è il lavoro su soggetti adulti con particolari difficoltà adattative.
  • L’addestramento è la costruzione di binomi che facciano determinate attività insieme.

Sono tre ambiti che perseguono degli obiettivi differenti e non alternativi.

La didattica cognitivo zooantropologica è basata soprattutto sulle esperienze del soggetto, sui processi evolutivi. Parte dal cane per creare il coinvolgimento, è basata sul concetto di motivazione. Si lavora con il cane ritenendo che sia lui il primo interessato a fare quell’attività: c’è un ingaggio motivazionale.
La didattica behaviorista è invece fortemente legata alla ricompensa: ti insegno una cosa, la fai e ti do un bocconcino.

Il lavoro sul cane si basa dunque sul premio, non sulle sue motivazioni, con il cosiddetto “rinforzo positivo”. L’approccio classico, invece, lavora sulla gestione e il controllo del cane. La vera differenza è l’idea dell’entità che si ha, della sua individualità e delle sue capacità cognitive.

(Cit. Roberto Marchesini, filosofo e etologo, considerato uno degli esponenti più importanti nel mondo della zooantropologia, disciplina che studia la relazione tra l’essere umano e gli animali da una prospettiva non antropocentrica. Le sue ricerche sui cani hanno rivoluzionato il modo di concepire il rapporto con gli uomini. Sul suo approccio si basano le più moderne scuole di educazione cinofila.)

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